Pane di Altamura

Forse l’unico prodotto di panetteria a vantare il prestigioso marchio DOP: il pane di Altamura. Conosciuto in tutto il mondo grazie alla sua fragranza e al suo sapore, questo pane è diventato parte del patrimonio culturale e gastronomico pugliese.

Pane di Altamura
Pane di Altamura

Le origini

Un pane nato e pensato per soddisfare le esigenze di pastori e contadini per cui era un alimento essenziale e quotidiano. Essi, infatti, dovevano a volte stare per parecchi giorni lontani da casa, nelle masserie, le tipiche fattorie che sorgevano nel contado intorno alla città. Ecco allora che una grossa forma di pane consumabile per diversi giorni era una risorsa a dir poco preziosa.

Una tradizione secolare di cui si ha traccia fin dal poeta romano Orazio, che nelle sue Satire loda i forni della zona e consiglia ai viaggiatori di non lasciarsi sfuggire il delizioso pane.

Due sono quelli tradizionali:

  • u Scquanét, più alto
  • a cappidde de prévete (a cappello di prete) più basso e con meno mollica.

La ricetta originale

Questo celebre pane è ricavato dalla semola di alcune precise varietà di grani duri (appulo, arcangelo, duilio, simeto) coltivati ad Altamura e in alcuni comuni limitrofi (Gravina di Puglia, Poggiorsini), nel territorio ora delimitato dal disciplinare del consorzio di tutela.

Dal Medioevo fino ad oggi poco è cambiato: la ricetta è ancora la stessa, semplice, di secoli fa (semola di grano duro, acqua, sale fino e lievito madre) i forni sono ancora quelli tradizionali in pietra, il gusto è ancora eccezionale.

Le regole per ottenere la denominazione di Pane di Altamura DOP

A differenza del medioevo, però, ora il consorzio di tutela ha stabilito ferree regole per la produzione e precise caratteristiche che deve rispettare un vero Pane di Altamura DOP:

  • un peso non inferiore a 0,5 kg,
  • una crosta con uno spessore minimo di 3mm
  • un’umidità non superiore al 33%
  • l’impasto deve essere effettuato con lievito madre che viene ottenuto con un minimo di tre rinnovi
  • si prevedono, inoltre, 20 kg di lievito naturale, 2 kg di sale marino, 60 litri di acqua (ad una temperatura di 18°) ogni quintale di semola rimacinata di grano duro.

L’impasto ha una durata di 20 minuti ed è effettuato con una impastatrice a bracci tuffanti. Si prevede che la lievitazione avvenga sotto un telo di cotone e deve durare almeno 90 minuti prima di procedere ad una seconda fase di riposo. Tale seconda fase inizia con la pesatura e prosegue con la modellatura che viene effettuata manualmente. Dopo una fase successiva di altri 30 minuti di riposo, si passa alla rimodellatura e ad una terza fase di riposo seguita da una ulteriore modellatura manuale e da altri 15 minuti di riposo.

A quel punto non resta che informare il composto ma prima di ciò, esso viene capovolto e, con una leggera pressione della mano, viene accompagnato nel forno precedentemente portato alla temperatura di 250°. Dopo una prima parte di cottura di 15 minuti a forno aperto, esso viene chiuso. Si aspettano altri 45 minuti.

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Puccia salentina
Puccia salentina

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