Masserie del Salento

Molto spesso rami di ulivi, tralci di vite e fusti di fichi d’india nascondono vecchie cicatrici: ruderi abbandonati che manifestano, a noi che ci avviciniamo rispettosi, la fierezza di far parte della rossa e calda terra del Salento. Sono le masserie l’oggetto indiscusso della nostra memoria, la testimonianza di ciò che siamo, il pretesto per rimanere legati alle nostre radici del Salento.

Masserie in Salento
Masserie in Salento ©www.beborghi

Storia e funzione delle masserie salentine

La masseria, dal latino massa, ossia “insieme di fondi”, è un insediamento edilizio rurale tipico del XVI – XVII secolo, che ha rappresentato per lungo tempo il tipo di azienda (a carattere agricolo-pastorale) più diffuso in Puglia, diventando a pieno titolo espressione della cultura contadina locale.

Al di là dell’aspetto agricolo, il fenomeno masserizio è legato, senza ombra di dubbio, ad una funzione difensiva: dopo la caduta dell’impero bizantino, nel 1453, la penisola salentina divenne meta frequente di saccheggi e di incursioni piratesche. Nel corso del XVI secolo, per ovviare a tali attacchi, Carlo V d’ Asburgo decise di rafforzare la costa adriatica e ionica attuando un piano di difesa che portò alla realizzazione di torri e di mura intorno alle masserie che per questo vennero definite “fortificate”.

La “masseria fortificata”, è una struttura costruita in piena campagna e isolata dai centri urbani, con l’intenzione di tutelare l’incolumità dei suoi abitanti, e pertanto sempre protetta da una massiccia recinzione, il luogo ideale in cui difendersi dai pirati, dai saraceni e dai briganti che imperversarono nel Meridione d’Italia. Questo fenomeno è visibile su tutto il litorale adriatico salentino, da Brindisi fino a Otranto ed anche sul versante dello ionio, dal Capo di Leuca.

Si può dunque affermare con certezza che la nascita di questi complessi rurali è legata al contesto socio-economico del Mezzogiorno.

Architettura delle masserie del Salento

Le masserie furono realizzate tenendo conto di un certo gusto estetico ed architettonico, grazie alla maestria di artigiani e muratori che lavoravano la pietra, il carparo o il tufo. Al tempo stesso, si tratta di insediamenti costruiti in un’ottica di funzionalità, per rendere meno dura la vita tra i campi e quindi per alleggerire la fatica dei coloni, offrire soluzioni pratiche e garantire la massima fruibilità degli ambienti, in un perfetto equilibrio tra uomo e natura, tra il manufatto e il territorio.

Masserie in Salento
Masserie in Salento ©www.thelostavocado

Lo schema tipico della masseria in alcuni casi comprendeva una costruzione di tipo chiuso verso l’esterno e con le aperture tutte rivolte all’interno della corte o del grande cortile. Attorno al cortile si distribuivano diversi locali: l’abitazione del massaro, le stalle e i recinti per gli animali, le strutture destinate alla conservazione e alla lavorazione dei prodotti della terra e dell’allevamento ovvero stalle per i cavalli o per i muli nonché i locali per polli, conigli e volatili vari di allevamento. Altri locali servivano per il deposito degli attrezzi da lavoro e come ricovero delle carrozze padronali. Inoltre vi erano anche dei pozzi chiamate “pile”, cioè recipienti in pietra che contenevano acqua per il bucato, abbeveratoi e granai per le conserve.

Le stesse mura perimetrali, senza aperture, facevano da protezione contro intrusi e malintenzionati, permettendo anche una difesa eventuale contro assalti di briganti.
In genere una parte dell’edificio a scopo abitativo aveva uno o più piani alti nei quali abitava il “padrone” e la sua famiglia. I piani bassi erano adibiti all’uso abitativo dei contadini e come depositi delle provviste.  Nella maggior parte dei casi veniva costruita una cappella o chiesetta che serviva per le varie funzioni religiose.

Diversi tipi di masseria

Vi sono diverse costruzioni di masserie nel Salento:

  • a corte, la masseria viene costruita all’interno di mura che la racchiudono, difendendola dalle minacce esterne.
  • a tetto a trullo: case, pagliai hanno il tetto a trullo e sono di diversa grandezza. Alcuni esempi sono Masseria Ortolini e Masseria Ferrari (residenti a Martina Franca).
  • a copertura pignon: il tetto della casa è a pignon, tetto ripido e le costruzioni destinate alle mansioni sono a tetto a trullo.
  • a edificazione lineare: masserie che si caratterizzano per essere un´unica costruzione, con le abitazioni congiunte alle altre costruzioni.
  • a casino: costruzione che si sviluppa nel XIX secolo e che segna la distinzione più netta fra la casa del padrone e l’azienda (es. Luco, Mita).

Il Massaro

In questi sedimenti rurali inizialmente erano abitati dai contadini, i cosiddetti “massari” (responsabile del fondo agricolo), che dedicavano la loro vita alla coltivazione di prodotti necessari al loro sostentamento, ovvero coltivazione di grano, di cereali, alle olive, oltre all’allevamento del bestiame e alla produzione di latte e formaggio.

La masseria non era di proprietà del colono che vi dimorava e coltivava le terre circostanti, ma del latifondista che permetteva al contadino di soggiornarci con la sua famiglia, godendo di parte del raccolto.

Dal passato al presente: le masserie del Salento oggi

Dalla metà del XVII secolo, alcuni miglioramenti in ambito agricolo permisero di valorizzare ulteriormente l’ambiente rurale, determinando la nascita della masseria-villa in Salento.

Le masserie si arricchiscono, pertanto, di ricchi portali, di balconi e belvedere, di giardini e di decorazioni a stucco e con affreschi ornamenti che trasformano queste rurali e spartane strutture in piccoli gioielli di pregiata architettura luoghi di villeggiatura.

Oggi appaiono tra le strade statali o in mezzo alle campagne, con imponenza e dignità. Alcune sono state restaurate e talvolta destinate al turismo ospitando agriturismi, B&B o resort di charme, ma anche ville private dotati di tutti i comfort. Ambienti un tempo produttivi, i frantoi, le mangiatoie, i palmenti vengono restaurati per far riscoprire la cultura e la tradizione rurale ai turisti più attenti.

La rusticità diviene così un valore aggiunto del turismo. Altre, del tutto abbandonate, vivono una solitudine difficile e, forse, rischiosa, ma non priva di fascino, come quella di Monteruga. Un’immensa masseria nelle campagne di San Pancrazio, Salice e Veglie, una volta centro di un’intensa attività agricola, ed oggi abbandonata.

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