Il carnevale in Salento: Arte, cultura e folklore

Il mese di Febbraio potrebbe essere un ottimo periodo per trascorrere una vacanza nel Salento, in quanto maschere, coriandoli, delizie salentine e tanto divertimento saranno gli ingredienti principali che animeranno con colori allegri e vivaci il Carnevale nella Grecia Salentina.

Nel periodo che precede la Santa Pasqua, prima che gli animi siano avvolti dal pensiero catartico della Resurrezione, la gente esprime fra colori e schiamazzi, la promiscuità ribelle, il capovolgimento dell'ordine naturale delle cose.

Un evento carico di sensazioni e dimostrazioni allegoriche, che in alcune parti del mondo è immancabile tradizione, da salvaguardare e conservare, da portare avanti e celebrare.

CArnevale a Putignano

La penisola salentina, meravigliosa terra fra due mari, come ogni anno si prepara a festeggiare il suo caratteristico Carnevale, una festa in cui si incrociano arte, incontri interculturali e gemellaggi con diversi paesi e che danno vita ad eventi caratterizzati da folklore intrecciato alla religione.

Inizialmente a tradizione cattolica, trasformata poi nel tempo da un rituale prettamente pagano, orientato all’esagerazione ed alla sovversione degli schemi in cui la società vigeva, ad un rituale di abbondanza e festa prima del lungo periodo di diugno che si prospetta con la quaresima, il quale termina con il sopraggiungere della Pasqua.

I festeggiamenti hanno origini antichissime ed affondano le proprie radici nei rituali diniosiaci o dei saturnali, dell' epoca medievale, tramandate fino a noi da un forte spirito popolare tipicamente salentino.

Nel Salento, il periodo di carnevale inizia in genere, il 17 gennaio e coincide con il rito delle “focare”, ovvero l’accensione di enormi cataste di ramaglie di ulivo dedicate a S. Antonio Abate, in vari punti della città.

Carnevale in Puglia

Innumerevoli paesi, in provincia di Lecce, si organizzano per il grande evento: Casarano, Copertino (con la sua maschera caratteristica lu Paulinu), Corsano, Aradeo, Andrano e Borgagne (famoso per la banda musicale del paese), Martignano, Scorrano (celebre per i canti e balli durante il rogo di Pascalino), Nardò e Melendugno, a Supersano è ampiamente sentita la preparazione dei carri e dei costumi, molto eleganti e ricercati, Alessano, Gagliano del Capo, ecc...

Il Salento che non conosci: Carnevale a Gallipoli

Il Carnevale più antico è quello di Putignano, ma il culmine di tale periodo arriva proprio con la sfilata organizzata a Gallipoli, che vanta una tradizione artistica ed artigianale notevole, grazie all’intervento dei bravissimi artigiani leccesi che hanno saputo portare l’arte della cartapesta ai massimi livelli, ottenendo veri e propri capolavori. Si dà inizio alle danze e, al suono dei tamburelli, si balla la pizzica con grande trasporto, in una continua osmosi tra paganesimo e cristianesimo. La maschera tradizionale del carnevale gallipolino è “lu Titoru”, Teodoro, trattenuto lontano dalla sua terra, desidera ardentemente tornare in patria almeno per il Carnevale, nel periodo, cioè, in cui tutti potevano godere dell’abbondanza del cibo e divertirsi, prima dell’avvento della Quaresima.

Carnevale in Salento

Anche la madre di Teodoro, la “Caremma”, che era in pena per il figlio, pregava perché Dio potesse concedergli qualche giorno di proroga del Carnevale, e le sue suppliche furono ascoltate. Si allungò la festa di due giorni (“li giurni de la vecchia”) e Teodoro potè arrivare a Gallipoli in tempo per godere della festa. Era un martedì e Teodoro, per recuperare il tempo perduto, mangiò talmente tanto, quintali di salsicce e polpette di maiale, da rimanerne strozzato. Così, in quel tragico martedì grasso, moriva Teodoro e con lui moriva anche il Carnevale, fra le urla di dolore che accompagnavano la sua bara. Per questo, sfilava in processione per le strade della città un carro con un pupo di paglia che raffigurava lu Titoru, fra i pianti delle prefiche (”le chiagimorti”) e i frizzi e lazzi del popolo, fino a mezzanotte quando, il suono delle campane, segnava la fine della crapula, cioè del divertimento grasso e volgare.

Tutti si mettevano in ginocchio e manifestavano la propria compunzione e cominciava così, dal mercoledì delle ceneri, la penitenza che si protraeva per quaranta lunghi giorni, i giorni della Quaresima. Con l’inizio del Novecento, il Carnevale gallipolino si spostò nel borgo nuovo, ma sempre “lu carru te lu Titoru” era protagonista assoluto, con l'occasione di ammirare i numerosi carri allegorici, o con gruppi mascherati che imitano in diversa misura fatti e aneddoti di vita vissuta, di attualità, del mondo del cinema e dei cartoons, che stravolgono il normale ordine degli eventi portando lo spettatore a toccare con mano la pura irrazionalità.

corteo carnevale Puglia

Dopo il mercoledì delle Ceneri, il giovedì si festeggia la “Pentolaccia”, che dà la possibilità di consumare gli ultimi strascichi del Carnevale ormai concluso. Si tratta di una grossa pentola, una pignata, nella quale sono contenuti confetti e dolciumi di ogni tipo che i bambini devono rompere, per potere venire in possesso del prezioso contenuto. Soprattutto in passato, questa tradizione era molto sentita: i bambini, bendati, dovevano colpire, con un bastone, questa grossa pentola che gli altri amichetti si divertivano anche a spostare in continuazione, per prolungare il più possibile la durata del gioco. Sono, questi, gli ultimi momenti di divertimento, prima della penitenza quaresimale, che inizia con le 40 ore, che si tengono subito dopo la Pentolaccia dopodichè, l’atmosfera torna a tingersi del rigore religioso che la quaresima richiede.

Si ringrazia Fondazione Carnevale di Putignano per la preziosa collaborazione.

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